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Dedica a cui stai rispondendo
Oggi, in un bar qualunque, ho visto un volto che non era il tuo, eppure il tempo, beffardo architetto di somiglianze,
aveva tracciato su quel viso linee che conoscevo a memoria.
Parlava, e nelle sue parole c’era la tua eco,
come se la vita avesse deciso di restituirmi un frammento,
una scintilla di ciò che avevo perduto, o forse solo sognato.
Mi sono chiesta se non fosse proprio così la mente:
un labirinto che costruisce doppi, illusioni, reincarnazioni emotive solo per non sentirsi sola nel vasto vuoto delle ore.
Lui parlava, ed io ascoltavo più il fantasma che l’uomo,
più la memoria che la voce.
E mentre sorridevo, mi attraversava la consapevolezza
che la vita è così dannatamente strana, mentalmente ingiusta.
Ti mostra riflessi quando cerchi sostanza,
ti ridà un volto quando avevi imparato a dimenticarlo,
ti confonde con la sua crudele ironia.
Eppure, dentro quella mezz’ora sospesa,
c’era un senso: un dialogo tra ciò che è e ciò che è stato,
tra il reale e il ricordo che non vuole morire.
Forse l’universo gioca con le coincidenze
solo per ricordarci che nulla è davvero separato,
che ogni volto è la possibilità di rivedere chi abbiamo amato,
e ogni incontro un frammento di eternità.
Così sono uscita dal bar con la testa piena di pensieri,
la mente in tumulto, il cuore un po’ più stanco
ma con la sensazione che la vita, pur restando ingiusta,
avesse voluto, per un istante,
donarmi il privilegio di rivederti.
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