Dicono che ci sono amori che finiscono.
Ma ce ne sono altri; rari, feroci nella loro tenerezza,
che non chiedono nulla se non di esistere.
Non si spengono col distacco,
non si piegano alla logica dell’assenza.
Si fanno sostanza invisibile del vivere,
una presenza che abita ogni passo, ogni scelta, ogni silenzio.
L’amore impossibile…
Lo chiamano così.
Perché non ha diritto di cittadinanza nel mondo degli accordi e dei compromessi.
Perché non ha un futuro da progettare,
né un presente da mostrare.
Ma è proprio lì che diventa eterno.
Nella mancanza, nella distanza,
nella fedeltà a qualcosa che non può essere trattenuto,
ma che, nonostante tutto, resta.
Resta come restano certe melodie
che non ascolti più, ma che conosci a memoria.
Come il profumo di una stagione perduta,
che ritorna in un giorno qualunque e ti fa tremare.
Come il nome che non pronunci,
ma che sussurra dentro di te,
ogni volta che chiudi gli occhi.
L’amore che dura oltre la morte
non ha bisogno di corpi, né di promesse.
È già compiuto nella sua fedeltà.
È già eterno nella sua rinuncia.
E forse,
forse,
è proprio questo l’amore più vero:
quello che non pretende,
non trattiene,
non chiede di essere ricambiato.
Ma che, nonostante l’impossibile,
non smette di amare.
(Silenzio. Una pausa. Ma nel cuore, ancora, quella voce che non si spegne.)