Stanotte ti ho sognato,
ed era un sogno che sapeva di vita vera,
di profumo antico e di braccia forti
che stringono non per possedere,
ma per proteggere.
Mi hai avvolta come un mantello di luce,
come se il mondo fosse troppo crudele
e tu fossi il mio rifugio segreto,
l’argine silenzioso contro il fiume delle paure.
Ed io, piccola, fragile adolescente dell’anima,
ho ricordato chi ero:
uno sguardo incerto, mani tremanti,
una voce che temeva persino il suo suono.
Tu invece, già uomo
giovanotto sicuro, con un lavoro
che non era mestiere ma vocazione,
ispirato dall’anima, temprato dal destino.
E nel silenzio tra noi
c’era la distanza di due pianeti,
la mia timidezza era notte,
la tua presenza sole.
Ti amavo nel non detto,
nell’ombra del mio respiro,
nel tremore delle mani che non osavano cercarti.
Eri la mia impossibilità e la mia vertigine,
il faro che non potevo toccare,
la stella che brilla sapendo che brucerà.
Ora, nel sogno, tutto ritorna:
il profumo, l’abbraccio,
la promessa mai pronunciata.
E capisco che l’amore impossibile
non muore,
ma vive come brace silenziosa
che illumina dall’interno
anche le notti più scure.