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Ti penso come si pensa al mare d’inverno, quando le onde non si possono toccare eppure il rumore resta nelle ossa. Mi chiedo se ti manco davvero, o se la mia assenza per te è solo un silenzio comodo, un’eco che svanisce invece di gridare. Io, invece, mi manco a me stessa, mi manco senza di te. Mi manchi come manca il respiro a chi non ha più aria, come manca il cuore a chi ha perso la sua metà.
A volte immagino che tu senta il mio canto anche da lontano. Che ti arrivi in frantumi, come il suono di una musica proibita, troppo dolce e troppo dolorosa per essere ascoltata senza paura. Forse la odi, forse ti punge, forse ti ricorda ciò che non puoi o non vuoi vivere. Io canto comunque: canto di te, canto di noi, canto di quello che non siamo riusciti ad essere.
L’amore impossibile è questo: un incendio che non trova ossigeno, una ferita che non vuole chiudersi. È il desiderio che ti lacera e che pure ti tiene vivo. È sapere che tu sei là, a chilometri di distanza, e che io sono qui, immobile, ma sempre, sempre rivolta verso di te. E mentre il mondo mi chiede di dimenticare, io continuo a respirarti come aria sottile, a immaginarti come un miraggio che non svanisce.
Non ti chiedo di tornare, non ti chiedo di amarmi. Ti chiedo solo questo: se mai sentirai un brivido senza nome, un soffio che ti sfiora quando sei solo, sappilo; non è il vento. Sono io, che ancora ti manco, che ancora ti canto, che ancora ti sento mentre accarezzi il mio braccio, ancora ti vedo quando mi stringi forte…in questo eterno impossibile.
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