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L'amore deve essere davvero qualcosa di unico se riesce ad unire tutte le persone, come se avessero all'improvviso un unico cuore.
Ma dentro di noi dovremmo essere uno e non divisi in noi stessi, perchè se l'amore unisce le persone ci unisce prima in noi stessi.
Tante volte infatti consideriamo i nostri pensieri così lontani dal nostro agire, come se noi fossimo divisi.
Non possiamo compiere azioni sincere se dentro di noi non amiamo.
Aristotele insegna in [Ethic.10, 4] che ogni piacere ha una sua operazione, ed ogni operazione ha il suo oggetto.
Quindi ogni piacere ha un operazione che l'accompagna e un oggetto di cui uno si compiace.
L'operazione può essere considerata come un fine che uno si prefigge, in cui trova compiacenza e appagamento.
A volte può succedere che è oggetto del piacere l'operazione stessa a cui segue il piacere, in quanto la facoltà appetitiva a cui segue il piacere riflette sull'operazione stessa come su di un bene:è il caso di chi pensa e gode del fatto stesso che pensa, compiacendosi del proprio pensiero.
Altre volte invece il piacere che accompagna un operazione, per esempio un pensiero, ha per oggetto un altra operazione come cosa pensata:e allora questo piacere deriva da un inclinazione dell'appetito non verso l'atto del pensare, ma verso l'operazione pensata.
Pensando quindi a una fornicazione uno può godere di due cose:primo del pensiero stesso;secondo della fornicazione pensata.
Ora, il piacere relativo al pensiero stesso deriva dall'inclinazione affettiva verso l'attività del pensare.
L'inresse o il piacere per questo pensare non rientra nel genere dei peccati mortali, e quindi nemmeno il suo consenso.
Quando però chi pensa alla fornicazione gode dell'atto stesso che viene pensato, allora il suo piacere deriva dalla sua affezione verso tale atto.
Perciò l'eventuale consenso a tale piacere non è altro che un acconsentire all'inclinazione del suo affetto verso la fornicazione:poichè uno gode soltanto di ciò che è conforme al suo appetito.
E questo è un peccato mortale.
È peccato mortale anche l'acconsentire al piacere che deriva dalla compiacenza per il pensiero di un omicidio.
Sant'Agostino insegna in [De fide et oper.26, 48;Enchir.71] che la preghiera del Padre Nostro viene recitata ogni giorno per la remissione dei peccati veniali.
Egli insegna pure che il consenso al piacere va cancellato con tale preghiera.
Perciò bisogna chiedere perdono per simili pensieri, percuotersi il petto e dicendo:"Rimetti a noi i nostri debiti".
Ma la preghiera del Padre Nostro va recitata anche per i peccati mortali.
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