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Ci sono legami che non si spiegano, solo si sentono. Non hanno voce né volto, eppure gridano dentro con un’intensità che spacca il petto. Dicono che le anime gemelle si riconoscano non per ciò che vedono, ma per ciò che ricordano, memorie di mondi antichi, di carezze non avvenute in questa vita, di sguardi già incrociati sotto cieli che oggi non esistono più. E se davvero esiste questo filo sottile, teso tra due cuori come una corda che attraversa il tempo, allora il nostro non si è mai spezzato. Solo si è ingarbugliato tra le spine dell’orgoglio, tra i nodi delle paure mai dette.
Ti sento anche quando non ci sei. Ti sogno anche quando sono sveglia. È un’eco, la tua, che vive in un punto remoto dell’anima, come un canto antico che torna ogni volta che il silenzio è abbastanza profondo. Ma su questa terra, in questa carne e in questo tempo, siamo distanti. Non c’è odio, non c’è disamore: solo una barriera invisibile fatta di parole non pronunciate, di ferite mai guarite, di gesti mancati nel momento esatto in cui avrebbero potuto salvarci.
Forse ci siamo incontrati troppo presto. O troppo tardi. Forse le nostre lune interiori non si sono mai allineate davvero. Tu eri tempesta quando io cercavo pace. Io ero fuoco quando tu avevi bisogno di neve. Eppure ci cercavamo, senza sapere come trovarci. Ogni tentativo era una danza tra vicinanza e fuga, tra desiderio e difesa, tra bisogno e paura.
Cosa ci divide davvero? Non la distanza, non il tempo. Ma la somma di tutte le cose che non abbiamo avuto il coraggio di dire. L’amore non è mai mancato, ma è stato travestito da silenzio, da freddezza, da ostinata razionalità. Abbiamo messo la mente dove il cuore chiedeva spazio. Abbiamo scelto di capire invece che sentire.
E ora siamo qui, ognuno nel proprio universo, a guardarci da lontano come due stelle che sanno di appartenersi, ma che mai potranno toccarsi. Un amore impossibile non perché non esiste, ma perché è troppo vero per questo mondo imperfetto.
Ma sai una cosa? Il filo c’è ancora. Invisibile, sì, ma intatto. Non ha bisogno di mani per restare teso. Vive di ciò che è stato e di ciò che, forse, sarà. Un giorno, in un’altra vita, quando saremo meno fragili, meno spaventati, meno umani; allora forse ci troveremo. E questa volta, resteremo.
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