Se ci fossimo conosciuti adesso,
forse mi avresti amata senz’altro.
Non per ciò che apparivo,
ma per ciò che ora finalmente sono:
un’anima attraversata, scavata, resa vera dal dolore,
forgiata dal tempo dalla lotta e dalla cura della rinascita.
Adesso, nel tempo in cui i pensieri si misurano in silenzi
e le parole non servono più a convincere ma a condividere,
forse ci saremmo riconosciuti subito.
Due sguardi appena accennati in una stanza piena di rumore
e avremmo saputo.
Avremmo sentito, nel profondo,
quella vibrazione sottile che esiste solo
tra anime affini,
non somiglianti, non speculari,
ma capaci di toccarsi senza sfiorarsi.
Allora no.
Allora ero giovane e orgogliosa,
e amavo la mia immagine più di me stessa.
Incapace di decifrare il tuo silenzio,
convinta che l’amore dovesse urlare per esistere,
mentre tu già vivevi nel registro basso,
nel linguaggio segreto delle pause.
Non ti ho visto.
O forse ti ho visto troppo tardi.
Oppure tu, hai visto me troppo tardi…
Oggi, dopo aver conosciuto la fragilità del corpo,
la fine improvvisa delle certezze,
le notti piene di assenze e domande senza risposta,
so che avrei potuto amarti meglio, non solo in silenzio.
Non con impeto, ma con presenza.
Non con gesti eclatanti, ma con mani ferme,
con parole giuste nel momento giusto
e silenzi che non fanno paura.
Eppure….
nonostante la distanza,
nonostante gli anni e le strade che non si sono più incrociate
ti sento.
Non come si sente un ricordo,
ma come si avverte un punto segreto del proprio cuore
che continua a battere con un ritmo che non ci appartiene più,
ma che resta fedele a qualcosa che non ha mai avuto tempo.
La lontananza può tenerci lontani,
è vero.
Ma non può spezzare ciò che non è mai stato solo spazio.
Quando due anime si incontrano davvero,
nemmeno il tempo può disfarle.
Forse non vivremo mai l’oggi che ci avrebbe uniti.
Ma in me,
sei parte di ogni oggi che comprendo più a fondo
grazie a ciò che ho mancato con te.
E questo
in un certo senso più silenzioso e più sacro:
è amore.