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Dedica a cui stai rispondendo

Questa è una lettera di addio.
Molte delle mie parole scritte qui, le conosci già.
Da come hai capito, sono una persona che non riesce a stare in silenzio.
Sono un ragazzo che vive di emozioni, solare, pieno di vita.
Non ho mai capito il perché odiavi la mia voglia di vivere che tu hai definito “esuberanza del ca**o”.
Ti dava fastidio quando salutavo gli anziani in strada per ricevere un loro sorriso oppure quando, al bar iniziavo a parlare con sconosciuti.

Forse mi hai sempre reputato “un pagliaccio”, “un cog***ne” per questi miei atteggiamenti ma io non ho mai avuto paura delle persone.

Ti chiedo scusa se salutavo i barboni sotto casa mia e se ogni tanto scambiavo due chiacchiere.
Ti chiedo scusa se ogni tanto mi chiedevano delle sigarette ed io ingenuamente porgendone una, iniziavo con un “Come stai?”
Sembrerà strano ma una volta quel signore con le stampelle un giorno di due anni fa, mi raccontò la sua vita.
Io ne rimasi affascinato a tal punto che a fine conversazione gli strinsi la mano.
Ogni volta che passeggio sotto i portici e c’è lui che chiede l’elemosina, me lo immagino a marciare con la sua divisa militare, nella steppa innevata.

Ti chiedo scusa se due giorni fa, ti ho detto che forse è meglio se…”Ognuno per la propria strada”.
Da te non voglio amicizia e tanto meno frequentare casa tua come se…non fosse successo nulla.

Eppure due mesi fa, quando ci siamo conosciuti, in te ho visto qualcosa di bello.
C’era complicità, intimità, parlavamo tantissimo.
Ogni scusa era buona per vedersi, poi…hai sganciato il paracadute.
Non ho mai capito il perché tu abbia dato un freno alla nostra relazione.
Ho cercato possibili combinazioni tra mille quesiti:

- Non le piaccio abbastanza;
- Forse essendo bisessuale è interessata alle donne;
- Ama ancora il suo ex;
- Ha conosciuto un altro uomo;
- Cerca solo attenzioni;
- Non si fida di me e di quello che le ha raccontato la nostra amica in comune.

Con la frase, “Da domani inizio a studiare per gli esami. Tra lavoro e studio, mi fai perdere molto tempo.
Non ti offendere se ci vedremo di meno”, una parte di me è morta.
Se ti ricordi, sono rimasto in silenzio ad ascoltare poi con la sigaretta accesa nella mano sinistra, ti ho risposto “Tranquilla, lo studio ed il lavoro, prima di tutto…Ci sarà modo di vederci”.
Il fatto è che i giorni sono passati velocemente come la tua voglia di starmi accanto.
Da quel momento, ci sono state solo cene di gruppo e le uscite con i nostri amici in comune.
Con le tue amiche hai iniziato a lamentarti dei miei comportamenti “Di lui mi da fastidio quando mi bacia in pubblico, mi abbraccia. Mi sento soffocare”
Eppure due mesi fa eri tu ad abbracciarmi, mi chiedevi di baciarti ogni due secondi:
“Sono una persona che ha voglia di baci. Ogni volta che schiocco le dita, ti prego, dammi un bacio”.
“Non ti sbilanci. Non riesco a capire cosa provi per me”.
“Ti preoccupi per me?”.
“Cosa siamo io e te?”

Che fine ha fatto quella persona che ho conosciuto?
Forse era una delle tue tante maschere?
Di tutte quelle cose che avevi in mente non ne abbiamo fatto nemmeno una: le lezioni di basso, le sfide a Fifa, mangiare la pizza in quel ristorante, andare a quella mostra.

Frequentarti per quel breve periodo è stato come andare su una giostra alta 100 metri ma
Io soffro di vertigini, ed era inevitabile un mio atterraggio.
Nell’ultimo periodo avvertivo un vuoto allo stomaco, stavo bene se non c’eri.

Mi dicevi che eravamo una coppia ma:
- Mi sono sentito rifiutato sessualmente.
- Mi sono sentito sporco perché ti desideravo.
- Mi provocavi ma non abbiamo mai avuto un rapporto completo.
- Ogni volta che ti baciavo tu mi respingevi.
- Ti dava fastidio se ti toccavo.
- Ti dava fastidio anche se ti scrivevo “Mi manchi”.
- Mi davi dello str*nzo se non ti scrivevo il buongiorno

Perché ho continuato questo teatrino?
Sinceramente non lo so.
Forse perché all’inizio della relazione avevo conosciuto una bella persona e speravo in quel ritorno.
Mi stavo prendendo in giro da solo.
Voglio amare ed essere amato ma non alle tue condizioni.

C’è da dire che Il mio istinto mi ha sempre mandato dei segnali ma io ho fatto finta di nulla fino a quando la mia parte intollerante ed anarchica ha preso il sopravvento ed ha iniziato a sabotare la relazione.
Ti ricordi quando sei andata in vacanza con il tuo amico, che ho scoperto essere il tuo ex?
Bene, quei messaggi erano “veri”, quelle cose su di te le pensavo seriamente però le tue lacrime mi hanno fermato nel troncare la relazione.
Ti ricordi quando quella notte mi hai mandato quel vocale dicendomi che avresti ospitato per due mesi un tuo amico e che avrebbe dormito con te, nel tuo stesso letto?
Che reazione ti aspettavi da me?
Volevi una reazione diplomatica? Una del tipo “Amore non ti preoccupare…poi ne parliamo?”
Invece di pensare ad uno scherzo, potevi uscire con me, perché ti avevo invitato ma tu come al solito eri già impegnata.

Ti chiedo scusa se quella sera ho vomitato tutto sulla nostra relazione e sul fatto che non c’era empatia, complicità.
Nell’ultimo mese sembrava una semplice amicizia.

Ora comunque è arrivato il momento di chiedere scusa a me stesso.
Mi chiedo scusa perché non ho reagito prima. Dovevo imporre il mio pensiero e troncare sul nascere le tue stranezze.
Mi chiedo scusa quando volevi fare sesso senza preservativo, io ho rifiutato ed hai iniziato ad insultarmi.
Mi hai chiesto se avessi malattie. Li in quell’occasione invece di fare il diplomatico e chiedere di fare i test per entrambi, dovevo vestirmi e ritornare a casa mia.
Mi chiedo scusa perché dovevo risponderti a tono anche quando mi hai detto “Gli uomini come te vanno trattati cosi…”, “Tua madre ti dice di usare il preservativo?”.

Mi chiedo scusa perché io mi voglio bene ma ho dimostrato il contrario.
Ci sarebbe altro da aggiungere ma ormai sai già tutto.
Ad ogni modo, ti perdono.
Ad ogni modo, mi perdono.

Voglio salutarti cosi:

qualcuno accenda la luce
perché qua c'è di più da vedere
quando hai catturato il mio sguardo 
ho visto ovunque sono stato
e ovunque vorrò andare 

sei venuta da sola
e così te ne andrai
con speranza nelle tue mani

anche una fine ha un inizio.