Ti dicono di divertirti, di distrarti, di non pensarci, di rassegnarti all’idea che qualcosa ormai sia successo, passato, e che tu non possa farci niente; indietro non si torna, non puoi più dare il tuo meglio in quell’occasione, non puoi gridare alle persone di rimanere.
Però una cosa si può ancora fare: essere triste, rimanerci male, piangerci sopra.
Non posso pianificare le cose minuto per minuto per non avere tempo e piangerne, pentirmi,avere rimorsi o rimpianti.
Non sarebbe giusto: io devo viverla la tristezza.
Non ho fatto abbastanza, me ne sono pentita oppure qualcuno mi ha fatto soffrire e allora piango. E’ un diritto.
E vorrei che nessuno mi infastidisse dicendomi che non deve importarmi, perché non funziono come una macchina, non è premendo un tasto che si spegne quello che provo. Non fregarmene significherebbe far finta di niente e io non posso, non ci riesco.