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Dedica a cui stai rispondendo

Fuori soffia un vento impetuoso ed incessante, e più che quando brilla il sole, è in questo grigiore plumbeo che tu mi torni in mente, non che tu te ne vada mai davvero, ma la tua pelle come neve risalta di più nel cielo spento, e il tuo corpo perfetto ed essenziale pare una figura conturbante nel vento che incalza.Non ti ho mai idealizato, nè ho mai pensato a te come nulla di più di quello che sei in realtà, non ho mai guardato a te come ad un angelo indifeso, nè ho mai visto qualcosa di davvero buono, di davvero speciale.ma mi sono sempre ostinata a guardarti così come arrivavi, con gli occhi di fuoco, affamati e arrabbiati, la bocca pallida di vita, la magrezza assoluta che si posa sulle tue ossa ben allineate e le linee pure ed essenziali del tuo corpo giovanissimo.E ho visto in te solo rabbia perdizione e irrisolutezza, e una luce violenta che si staccava dal tuo volto più e più volte, ed eri molto bello accerchiato da tanti fantasmi con quel riso superficiale increscapato sulla bocca che suonava come una beffa alla gente e alla vita, con il nero pesante dei tuoi capelli in tutti quei pomeriggi di sole e calura brucianti.e col sole bruciavo anche io, come brucia il condannato all inferno, la passione dissipava rapidamente morale e buon senso, e lasciava dietro sè solo, polvere nera, una passione come fango, come melma appiccicosa attaccata morbosamente alla superficie della mia pelle, e forse anche più giù, fino alle vene, corrompendo il sangue e correndo molto più veloce dell ossigeno.Ed è sangue che c'è tra noi, c'è temporale, e ci sono le due di notte, c'è un bicchiere di corposo vino rosso messo al centro del nostro tavolo.ti stenderai nel letto con lei, e il tuo fango si rivelerà più pulito, con il buio dei tuoi occhi ingannerai la bianvaneve di turno, e il tuo corpo brillerà sotto la luce artificiale di una camera da letto.quello che sprigiona in me questo pensiero è impossibile da descrivere, immagini violente e violentissimo fumo mi soggiogano.non sento dolore o ferite che comunque non puoi farmi, ma sento bene però questa ira dolce e languida tra il cuore e lo stomaco, la vorrei picchiare e come una pazza le urlerei di non toccarti mai più, di non godere ancora del biancore morbido della tua pelle, di non chiudere ancora gli occhi e farsi tua.eppure mi ricomporrò, lo sai, berrò un bicchiere a aspirerò lunghe boccate dalla mia sigaretta seduta sulla tazza del bagno.mi scrollerò di dosso per preziosi istanti il tuo sortilegio, e la lucidità si farà spazio nel mio cervello fredda e dolorosa come una lama di spada e opterò per rimanere ferma, per non scattare con un solo balzo verso il manicomio.e dormirò saporitamente godendo del sole sprigionato dall Alba.sole finalmente tornato.e tu mi apparirai meno bello, meno forte, meno contorto.e persino la tua pelle mi sembrerà meno bianca.e ti vedrò incapace, impotente,inadatto a me, il sole brillerà ancora irradiando città e ragioni, e sè ne starà li ancora un pò.ma il vento tornerà a soffiare e la quiete si dissolverà con lui, il sangue tornerà a picchiare nelle vene e infine il sole scomparirà Inghiottito da grosse nube voraci.e tu, maledetto,camminerai ancora circospetto nel buio mentre la pioggia inizia a cadere leggera, e nessuna luce e abbaglio di ragione reggerà il peso con quello oscurità dominante, e ancora senza meta o certezza alcuna scriverò che fra di noi, cè sangue.solo rossissimo sangue.