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Dedica a cui stai rispondendo

Credo che anche per il peggior litigio, l’attrito massimo, lo scontro più duro, che si può avere con una persona esista qualche buon motivo per bloccarlo. Per fare una specie di time-out. Bloccare lo scontro, anche per pochi secondi, e concedersi una tregua. Non importa a che punto della lotta si è: il gioco si blocca.

Quel giorno avrei tanto voluto fare così: bloccare il tempo, bloccare il nostro tempo. Avrei voluto con un dito fermare le lancette del mio orologio, e con loro bloccare quelle di tutto il mondo. Avrei voluto che per un attimo lo scorrere del tempo fosse solo un ricordo. Avrei voluto che passato e futuro non esistessero, per qualche secondo. Niente di più. E per qualche secondo sarebbe esistito solo il presente. E noi in esso.

Non so quanta voglia avresti avuto di ascoltarmi, forse un po’. Forse no. Forse quanta io ne avevo di parlarti. E mentre il mondo intorno a noi stava fermo, come se aspettasse che noi dessimo il via alle danze, come in quelle vecchie feste settecentesche, ti avrei guardato negli occhi, così. A cuore aperto. Mi sarei avvicinata, così vicina che te avresti sentito ancora una volta il mio profumo, ed io il tuo respiro. Mi sarei avvicinata al tuo orecchio, senza fare rumore, come se mi stessi muovendo su un mondo di cristallo. Un mondo che forse lo era di cristallo. E ti avrei sussurrato queste parole, così, vicino, in modo che ti entrassero dentro e iniziassero a girovagare leggere dalla testa al cuore.

Ti avrei detto che la mattina svegliarmi e pensare a te era la cosa più bella che potesse succedermi.
Ti avrei detto che quando incontravo il tuo sguardo il mio cuore batteva così forte che a volte mi faceva paura, ma poi mi ricordavo che si trattava semplicemente di amore.
Ti avrei detto che la tua voce, inconfondibile tra tante, era quella che aveva la capacità di immobilizzarmi, farmi arrestare e iniziare a cercarti. Anche nella folla più ampia.
Ti avrei detto mentre preparavo il pranzo il giorno pensavo a come sarebbe stato prepararlo per te, per noi, per la nostra famiglia, che un giorno ero sicura ci sarebbe stata.
Ti avrei detto che ogni mio pensiero in qualche modo mi riportava a te, poichè da quando eri entrato nella mia vita, l’avevi cambiata. rendendola una tavola bianca, di quella che i pittori bravi sono capaci di dipingere senza errori. Io l’avevo dipinta, e stavo continuando a dipingerla. Con tutti i miei errori, sbaffi di colori che si erano ritrovati nei posti sbagliati.

Ti avrei guardato così, dolcemente, forse sorridendo, ridendo perchè no, nel giorno del tuo compleanno, e prima che il tempo iniziasse di nuovo la sua corsa, e noi il nostro scontro, ti avrei raccontato cos’è il mondo per me da quando ci sei te...