da Ti manco

Vedo che la tua vita scorre,
serena, lontana,
come un fiume che ha dimenticato
la sorgente da cui è nato.
Ed io resto qui,
argine spezzata,
a guardarti passare
senza mai fermarti.
Dopo che ci siamo sentiti,
ho avvertito il vuoto
più forte della tua voce.
Non mi hai lasciata,
mi hai smesso piano,
come si smette una canzone
che non si ha il coraggio di finire.
Mi hai chiesto come stavo.
Hai pensato alla mia malattia,
a quel corpo fragile
che conoscevi solo a metà.
Ma il male più grande
non abita nel sangue,
abita nel pensiero
che io, per te, sia niente.
Eppure… ti ho chiamato.
Non per pietà,
non per bisogno.
Ti ho chiamato perché mi manchi.
Perché la tua assenza
è un dolore educato,
che si siede accanto a me
e non dice nulla,
ma non se ne va mai.
Ti ricordi di noi?
Non di quello che è stato,
ma di quello che non è mai accaduto.
Quel bacio mai dato,
quel giorno in cui ci siamo sfiorati
senza toccarci,
quella promessa silenziosa
che nessuno ha saputo mantenere.
Siamo rimasti fermi
in un’epoca sospesa,
quando bastava uno sguardo
per scrivere romanzi
che nessuno ha voluto leggere.
Eravamo poesia prima di essere prosa,
destino prima di diventare ricordo.
Ora mi chiedo,
quando il cielo si stinge di rosa
e il mondo tace per un attimo solo:
io ti manco?
Mai quanto tu manchi a me,
ma almeno un frammento?
Un pensiero dimenticato
in fondo a una sera d’inverno?
Forse no.
Forse sono io l’unica a tornare
sui passi consumati della memoria.
Ma anche se il tempo ci ha traditi,
e il bacio è rimasto sospeso tra due labbra
che non si sono mai cercate abbastanza,
io continuo a …
nell’unico modo possibile:
in silenzio.
Da lontano.
Per sempre.

13 ottobre 2025