Lettere

da Giovanni per Viola

Viola, tu ci credi al destino?
Io si...Sapevo che tu saresti stata una condanna per me, un grande rimpianto. Lo sapevo all'epoca e lo so adesso che sono cresciuto e maturato.
Quando ti vidi per la prima volta io avevo 18 anni e tu 20 quasi. Eri sempre stata un po' la mia crush.
Ogni mattina prima di entrare a scuola ti aspettavo, aspettavo che tu arrivassi, coi tuoi lunghi capelli neri, il tuo sorriso ed avvolte il tuo broncio adorabile, i tuoi immancabili occhiali da sole a coprire i tuoi grandi occhi nocciola, occhi da leonessa..ho sempre definito così i tuoi occhi, e tu lo sai bene..Ti aspettavo lì, mentre tu con le tue e coi tuoi colleghi ti sedevi al solito tavolino a prendere il caffè, a parlare, a ridere, a scherzare. Ti ho osservato per mesi, silenziosamente..finchè un bel giorno tu non ti sei voltata a guardarmi, e forse lì ho preso coraggio..non avrei dovuto perché ero fidanzato, ma tu per me eri come una calamita..e ti ho offerto la colazione. E tu, ti sei girata e mi hai sorriso, sussurrandomi un grazie, ti ho risposto con un leggero prego facendoti l'occhiolino. ma quel giorno tu prima di uscire dal bar ti sei voltata e mi hai sorriso, ed io mi ero già perso.
Sai che mi ricordo ancora le parole del barista, quando disse "ti piace Viola vero? La osservi da un po' ed io osservo te, è una mia amica, ha un passato amoroso complesso, non giocare con lei" queste furono testualmente le sue parole, parole che mi incuriosivano, parole che mi lasciarono perplesso. Non dissi nulla, non chiesi nulla, non potevo impicciarmi di qualcosa che ancora non mi guardava.
Ti rividi il giorno dopo, ti feci trovare al tuo solito tavolo un mazzo di viole. Ricordo ancora il tuo stupore, il tuo sorriso, il tuo cercarmi con lo sguardo. Ricordo come ci siamo entrambi alzati dai rispettivi tavolini per andarci incontro, quello per me è stato l'inizio di tutto.
L'inizio di un sogno, di un incubo, di decisioni prese, e decisioni con prese, l'inizio di una grande passione, di un grande amore, di parole importanti, di sotterfugi.
Paradiso ed Inferno questo siamo stati noi.
A lei non potevo lasciarla, ma io questo te lo avevo nascosto, ti avevo promesso che lo avrei fatto.. amavo entrambe ma in maniera diversa. A lei l'ho amata, era facile amarla, figlia di amici di famiglia, età uguale, dal carattere semplice, pacata.
Amare te era difficile ma nello stesso tempo naturale, amare te era complicato un po' per quel passato che alla fine mi avevi svelato, un po' per le tue barriere, un po' per tutto il contesto.
Amare te era passione, era vivere a 360° gradi. Era non annoiarsi mai. Era adrenalina pura.
Ma la mia famiglia non voleva che lasciassi lei, non lo accettava, facciamo brutte figure coi nostri amici, Viola è splendida ma è più grande di te non va bene, dicevano così.
La situazione era diventata davvero insostenibile per tutti. Abbiamo retto un anno. Poi entrambi ci siamo arresi.
Ricordo ancora le nostre lacrime, le nostre urla quella notte, il nostro addio.
Entrambi cambiammo abitudini, posti, luoghi pur di non incontrarci.
Mi sono sposato con lei, infondo la amavo, ho avuto due meravigliosi bambini, che sono tutto il mio mondo.
Ci incontrammo solo una volta, in ospedale.
Eri fuori dal reparto di rianimazione, non so chi ci fosse lì dentro, ma sicuramente qualcuno di importante, un ragazzo ti stringeva e tu eri stretta a lui, piangevi disperata.. io passavo di là con lei ed il mio primo figlio che già aveva due anni. Mi bloccai quando ti vidi, rimasi fermo in mezzo al corridoio, come bloccato, come se qualcuno mi tenesse fermo lì. I tuoi occhi gonfi dal pianto, stracolmi di lacrime ad un certo punto incrociarono i miei. Lessi la disperazione, il dolore, lessi tutto.
Poi mio figlio mi svegliò da quello stato di limbo in cui ero entrato, tu ti voltasti verso di lui, quando ti vidi nonostante il tuo dolore sorridere alla vista di un bambino, un bambino che io avevo avuto con un'altra donna ebbi la conferma della grande donna che hai sempre dimostrato di essere. Vi siete guardate anche con lei per mezzo secondo. Ho accompagnato mia moglie mio figlio a trovare la parente per cui eravamo andati in ospedale, e sono sceso in rianimazione da te, vederti in quel modo mi aveva logorato dentro. E ti rividi, seduta a terra con la testa appoggiata al muro, mi sedetti terra vicino a te, ricordo il tuo sussulto, di lui non c'era ombra. Ti accarezzai il volto, lasciai la mia mano sul tuo viso mentre col pollice provavo ad asciugarti le lacrime che scorrevano senza freno, "c'è Ginevra lì dentro" hai sussurrato, sentì un dolore al cuore, avevo conosciuto Ginevra, tua cugina, la tua bambina come la chiamavi tu, avevate 14 anni di differenza ma un legame unico, infondo te la sei cresciuta, "starà ben, si riprenderà" ti dissi in un sussurro con la voce rotta, mi guardasti ancora qualche secondo prima di dirmi di andare da mia moglie e da mio figlio, ringraziandomi per essere tornato, andai via non prima di darti un lungo bacio sulla fronte, mentre andai via vidi tornare da te il ragazzo di prima, che oggi è tuo marito ed il padre del tuo meraviglioso bambino.
Fortunatamente Ginevra si riprese dopo una lunga e faticosa ripresa, ma l'importante è che stia bene e che non abbia riportato conseguenze.
Fu l'unica volta che ti vidi, non ti sto a raccontare questi anni, perché di anni ne sono passati, 14 anni dal nostro primo incontro e 6 anni dal nostro ultimo incontro.
Quindi ci sarebbe troppo da raccontare, troppo da dire.
Ma una cosa posso dirtela, non ti ho dimenticata Viola, ti ho pensata parecchio, ho pensato che se avessi avuto più coraggio le cose sarebbero state diverse, ma se penso ai miei figli mi dico che è giusto che doveva andare così.
Non sto più con lei, ci siamo lasciati qualche mese fa, ovviamente non sei stata tu la causa, anche perché tu hai la tua vita in un'altra città, qui vieni solo in vacanza, hai la tua famiglia e non sai niente di tutto ciò, ma io e lei non stiamo più insieme, ed è giusto così, ma la ringrazierò sempre per avermi regalato i miei bambini. Ho provato a reculare il rapporto per i bambini, ma quando di rompere una cosa in maniera lenta ma rumorosa non c'è molto da fare.
Tu non lo sai, ma questa estate ti ho vista, ho fatto di tutto per non farmi vedere da te, volevo osservarti, volevo guardarti e maledirmi in silenzio per non aver lottato per te.
Ed eri tu, sempre tu, sempre la mia Viola, ma mia ormai non lo sei più. Ridevi felice e spensierata mentre giocavi con tuo figlio, raramente ti ho vista ridere così. Sarei voluto correre ad abbracciarti, a chiederti scusa, a chiederti di fare due chiacchiere, a prendere un caffè insieme. Avrei voluto chiedere di raccontarmi della tua vita, se a me ci hai mai pensato, se ti sono mancato...ma io ti ho già ferito una volta, non potevo, non posso ferirti ancora..sarebbe sbagliato, sbagliato per tutti.
Ma ti porterò sempre con me Viola, dentro il cuore e sulla pelle.
Per questo ti ho chiesto all'inizio di questa lettera se credessi nel destino...
...Facendo un torto a tante persone, ma non a me stesso, mi sono tatuato una piccola viola, l'amore a prima vista, questo è il significato. Lo so che molti diranno e penseranno, che sia stupido tutto ciò, ma nessuno oltre me e te sa quanto ci siamo amati, come intensamente ci siamo vissuti, come quel bimbo mai nato infondo ci abbia legato per sempre, come il nostro dolore fa ancora male, come le nostre urla quella notte risuonino ancora dentro di noi.
Non so se ci rincontreremo ancora Viola, ma so che ogni volta che ti vedrò proverò ancora le stesse emozioni, so che ogni volta che ti vedrò troverò sempre un po' della Viola che ho amato. Spero sempre che rivedrò un po' di me in te così come tu rivedrai sempre te in me.
Sempre.
Tuo G.

9 ottobre 2022

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