Sfoghi

da Anonima

Sono veramente stufa della situazione con la mia famiglia, in cui tutti mi credono una bambina incapace di intendere e di volere nonostante io abbia 22 anni e sia prossima alla laurea (tra l'altro, la prima nella mia famiglia).
E' vero, lo ammetto, sono sempre stata una persona un po' pigra, sbadata, impacciata, molto timida e silenziosa. Questo probabilmente ha consegnato loro un'immagine di me come una completa idiota che non sa fare nulla da sola, come una persona che "non ci arriva" e che non è adatta a bastarsi e a badare a se stessa. In cuor mio so di non essere così nonostante i miei difetti, e che questi aspetti superficiali non rappresentano benché la minima parte di quello che sono davvero, però mi ferisce che i miei genitori, che sono coloro che meglio dovrebbero conoscere i loro figli, sappiano in realtà di me così poco. Non abbiamo un brutto rapporto così come s'intende, anzi, non mi hanno mai fatto mancare nulla e gli sono molto grata per tutto quello che fanno per me, tuttavia, non mi sono mai davvero aperta o confidata con loro, e sinceramente non mi interessa nemmeno farlo. Sono persone estremamente pratiche e semplici, che pensano al lavoro e danno molta più importanza al saper fare. Gli voglio tutto il bene del mondo, ma non vorrei mai diventare loro, senza passioni né interessi, povere di pensiero critico e di opinioni che non nascano dalla pancia, e forse prive di qualunque conoscenza sulla salute mentale e sul coltivare un rapporto sano con i figli, soprattutto mio padre, che fa quello che deve fare ma che a malapena pronuncia qualunque parola con noi in famiglia e quando lo fa, emette solo dei monosillabi per esprimere fastidio. Ieri li ho sentiti lamentarsi con degli amici di famiglia che noi figli non ci confidiamo con loro, ma sono stati i primi a non aver mai creato quel rapporto di fiducia e comprensione di cui dei bambini hanno bisogno. Mi sono sempre sentita giudicata, non capita, non mi hanno mai spinta ad avere degli interessi e delle passioni, io volevo tanto imparare a suonare la chitarra sin da quando avevo 7 anni, e i miei mi hanno sempre detto che pagare un corso significava buttare via soldi inutilmente perché beh, suonare la chitarra è inutile. Insomma, vorrei tanto che i miei genitori mi stimassero in quanto genitori, ma non in quanto persone che io stimo a mia volta, ripeto, tralasciando tutto il bene che voglio loro. Io non sono come loro, non sono come cresciuta come avrebbero voluto crescere una figlia femmina: ordinata, dedita alle faccende domestiche, e magari più sveglia e spigliata. Ho passato tanto, tantissimo tempo a sentirmi sbagliata, credendo seriamente di avere qualche problema o qualche sindrome per cui io fossi così deludente e scadente, e un po' ancora lo penso, e se lo penso è soprattutto per colpa loro, che hanno annullato qualunque mia qualità perché non so fare una lavatrice, o perché non mi piace cucinare, o perché spesso mi dimentico le cose o faccio più fatica a capirle. Non mi lasciano mai nemmeno sola in casa perché pensano che potrei andare nel panico, non mi fanno tornare a casa tardi, né andare in vacanza con le mie amiche. E questo mi fa sentire ancora peggio considerando che io non arrivo nemmeno alla suola delle scarpe del loro Figlio Prediletto, mio fratello maggiore, che è invece perfetto per loro: un uomo con un lavoro ben pagato e a tempo indeterminato, con una sua casa, sistemato con una donna, fisico sportivo perché gioca a calcio da quando era bambino, e, soprattutto, MASCHIO. Infatti, qual è il problema se lui non ha nemmeno idea di cosa sia una lavatrice, o se probabilmente non si è mai fatto il letto da solo o non si è mai lavato un piatto dopo aver mangiato. Infatti, mia madre non ha nessun problema a fare queste cose per lui nonostante abbia già 30 anni inoltrati, fino ad andare a casa sua a farlo o a farsi portare i vestiti fin casa nostra per farli lavare e stirare. Quando è qua, ovviamente, devo servirgli io il piatto sulla tavola e poi riportarlo in cucina, sono io a dover sparecchiare e pulire quando ha finito di mangiare, e poco manca che debba pure rifargli il letto quando dorme qua. "A te non deve interessare, perché lui è maschio e queste cose gliele faccio io, tu no". Quante volte ho sentito questa frase, mio dio. Capisco che la mentalità è quella di una volta, ma mi sembra tutto così assurdo.. Mi fa anche molto male che a lui sia permesso tutto; tende spesso a rispondere male "per scherzo" ai miei genitori, che però riconoscono la natura goliardica del gesto e ci ridono sempre su, mentre se io mi azzardo a dire qualcosa, si arrabbiano da morire dicendo che non mi devo permettere. Mi fa male vedere come a lui parlano (nonostante nemmeno lui si confidi granché con noi), lo servono e lo riveriscono, gli chiedono come è andata la sua giornata, cosa pensa di fare stasera, se ha fame, se è stanco, mentre a me se mi parlano spesso e volentieri è per rimproverarmi qualcosa. A lui dicono tutto, e io le cose le devo venire a sapere perché sento loro che ne parlano, anche su cose importanti come la salute di qualcuno o problemi vari.
Non vedo l'ora di andarmene via di casa, a costo di dover morire per la mia negligenza!

16 giugno 2022

Categoria: Sfoghi