Pensieri

da Domenico

Una stanza vuota, una sedia, un tavolo, un pc aperto sulla stessa pagina. Qualunque altra cosa egli stia facendo la pagina non cambia. Resta sempre lì perché in pochi click perché il suo pensiero si ritroverà con lei, basterà scriverle un ciao, basterà uno sguardo e non sarà più solo. Eppure i suoi sono occhi spenti perché non hanno più ragione di splendere, morti eppure consapevoli che non ci può essere luce che all’incontro con i suoi.
E sono solo un ricordo quei giorni in cui l’amore era gioia completa di lei, un incendio di sentimenti… poi il nulla. Una vicenda che lascia l’amaro, il vuoto, e sul viso un’espressione che è un misto fra colpa e nostalgia. Per un attimo si era illuso che quelle valige che stava preparando fossero un giusto compromesso per il bene di entrambi: lui non era pronto, lei non poteva e lui non le voleva male. Così non sarebbe continuata. Prese quel treno nella speranza che si sarebbero rivisti più avanti quando le circostanze sarebbero state migliori per entrambi. La lasciò per non perderla più. Ma non sapeva quale dolore sarebbe seguito; sperava di soffrirne solo lui, e infatti ne soffrì come non mai: lui non ha mai smesso di pagarne le conseguenze.

“Cosa siamo stai noi? L’illusione di una possibilità, sguardi, frasi lasciate a metà, sorrisi radiosi, di cui non rimane che un accenno frantumatosi nelle lacrime di un addio troppo difficile da accettare. C’è un senso di logoro di fondo… non può essere il la relazione ad essere tale perché siamo stati qualcosa d’irrilevante. Quanto può far male una cosa “da nulla”? Se non sei fuori, sei nell’anima; l’anima gronda dei tuoi ricordi, della tua presenza distante e basta distogliere lo sguardo per affacciarsi all’infuori per trovarvi il vuoto della tua assenza che rintrona assordante quanto una condanna.”

La nostalgia di un poco che era tutto per lui che la ama. Questi i suoi pensieri. Non sempre l’assenza è sinonimo di disinteresse. Lo sa bene lui che lungimirante aveva sperato in un futuro migliore insieme, al prezzo di una lunga sofferenza. Si poteva dire lo stesso di lei che acuì la pena della mancanza con la vendetta e il rancore? Per lui che sperava nell’amore fu un duro colpo, l’inizio dell’agonia. Con tutto non l’avrebbe dimenticata. Se c’è qualcosa che è divenuto lacero e stanco quello è lui. Ne sarà valsa la pena? Permane la speranza di essere riamato solo da lei perché lei può cambiare quel vuoto e quel senso di nostalgia, colpa, malinconia, il peso dei ricordi che nel vuoto si fa intollerabile.

A volte lo si può vedere raccogliere cellulare e chiavi e andare via di fretta come se stesse fuggendo da qualcosa. Lì rimane tutto com’è, compreso il pc lasciato in standby sulla pagina di sempre. Anche quando sarà fuori sarà con lei, il suo pensiero non cambierà soggetto e al ritorno avrà ancora voglia d’immergersi dove può dimenticare la sua assenza.

E’ da troppo tempo che va avanti così. Da allora non è più lo stesso ragazzo spensierato e allegro. Il suo umore cambia con lei. E’ contento quando la sente felice, ritorna a sorridere quando lei c’è, piange quando si sente ferito, rimane indifferente quando lei non c’è perché qualunque cosa accada bella o brutta che sia ne vengono esasperate nostalgia e sofferenza perché lei è divenuta la cosa più importante, il metro che determina le altre emozioni. Ha tentato di liberarsi dell’amore. Eccome se ha provato! Non avrebbe certo voluto amarla in quel modo da quando la rabbia di lei mutò il sentimento in veleno e maleficio.

Le pagine di un anno addietro ne sono testimoni. Decine e decine di calcoli per diventare abile nella professione che ama. La mano che scriveva, una finestra aperta e i suoi sogni lì fuori. Una continua guerra di resistenza fra la mancanza e il tentativo di dimenticare.
Tante pagine di doveri seguite da altre strapiene dell’impossibilità di trovare conforto. Frasi in cui traspariva il malcelato ricordo delle parole condivise e un’improduttiva fuga da se stesso: cercava delle soluzioni razionali lui, pur sapendo che ciò di cui aveva bisogno era fatto d’altra materia. Si proponeva freddi sacrifici sperando di poter contare su un amore altrettanto grande negando al cuore ciò che gli chiedeva di continuo.

Pensava di essere immune, che la volontà potesse essere più forte in ogni caso. Fu uno sbaglio perché l’amore sopravvisse anche a questo. Le pagine successive dimostrano un continuo rarefarsi delle nuove conoscenze che lasciavano il passo ai ricordi, l’unico posto dove avrebbe trovato rifugio dalla nostalgia.
Non rivelò mai a nessuno, nemmeno a lei, il perché dei suoi fallimenti. A chi poteva rivolgersi? Lui si vergognava di quello che stava accadendo, si biasimava da solo per essere così debole da non potersene liberare e soprattutto temeva di far del male a lei, non avrebbe saputo scusarsi con se stesso se le fosse accaduto qualcosa. Non sempre il silenzio è sinonimo di disinteresse. Lo sa bene lui che preferiva patire il dolore piuttosto che mostrarsi a lei. Lui non temeva tanto i suoi sentimenti quanto di poter infierire sulla sua vita o che per questa ragione un giorno lei avrebbe finito per odiarlo.

Forse il fatto stesso di ricordarla fra quelle pagine gli faceva ancora più male, forse doveva smettere di scrivere e liberarsi di tutto ciò che lo teneva legato al passato. Ci avrebbe pensato il fuoco. Pagina dopo pagine le fiamme consumarono la parte più bella. La sua figura stava lì muta come un sempre e la sua anima in tempesta.

Naturalmente questo non bastò perché se non fuori i ricordi rimanevano lì dove nessuno avrebbe potuto cancellarli. E allora provò a rinunciare anche alla vita. Sembrava che quanto più fosse vivo, tanto più la mancanza facesse male. Preferì allora evitare, non fare, non pensare e dormire quando proprio non ne poteva. Un anno passato così, ma l’amore sopravvisse anche questo.

Una sua mail bastò per fargli ritrovare gioia, ambizioni, voglia d’impegnarsi.

“Mi hanno etichettato in tutti i modi, mi hanno dato dell’inetto, del matto, del depresso. Nessuno poteva sapere che non si trattava di niente di tutto questo, che era solo mal d’amore estremizzato dalla necessità di proteggerla e di proteggermi. Ho pagato per mantenere il silenzio. Nessuno riesce a credere che sia durata per così tanto tempo. Eppure è successo, succede quando perdi proprio ciò di cui più hai bisogno. Chissà se ritornerò più quello di una volta. Lo spero da un lato perché non è bello sentirsi così deboli. D’altra parte so che non sarà possibile. Ho soltanto trovato ciò che mi mancava. Mi starò sbagliando? Non lo escludo. Ciò che vedo è che qualunque cosa in cui sento un po’ di lei mi fa innamorare e basta un po’ di lei per non sentire più il frastuono della nostalgia. ”

Questo mi ha detto due sere fa davanti ad un bar e una tazza di caffè. Lui vorrebbe cercarla ancora, vorrebbe viverla perché teme che l’assenza la renda ancora più indimenticabile. Con tutto sa che non la dimenticherà perché ha trovato ciò che cercava da sempre.

Come si fa a dire che questo non è amore?

10 gennaio 2012

Categoria: Pensieri

da Io

stupendo quello che provi, vorrei che lo scrivesse a me qualcuno che mi manca troppo, ma non lo fara' e cosi il nostro amore che fine fara'?
non lo so'

10 gennaio 2012