Ho sognato tante volte il nostro primo bacio,
mai dato, eppure inciso nella carne dell’anima,
come un giuramento sussurrato tra le pieghe del tempo.
Ti ho sentito vicino, a un respiro di distanza,
tra la veglia e il sogno, tra la colpa e il desiderio.
Le mie mani tremano nel vuoto che ti disegna,
le dita sfiorano un’ombra, una promessa non mantenuta.
Tu resti immobile, statua di silenzio,
con lo sguardo che taglia e consola,
come una lama bagnata di luce.
E io, prigioniera del mio stesso cuore,
mi trascino dietro catene fatte di ricordi,
di “forse”, di “un giorno”, di “mai”.
Ogni notte mi consumo in questa attesa,
una messa laica celebrata nel tempio dei sogni,
dove tu sei l’offerta, e io il sacrificio.
Vorrei non amarti, e invece ti amo in ogni assenza,
nel battito che non ti chiama più,
nella voce che tace ma non dimentica.
Se solo potessi, cancellerei il destino,
ma il destino, crudele e tenero,
ha già scritto il tuo nome accanto al mio
sulla sabbia di un domani che non arriva.