“A te, che sei sogno e ferita, assenza e desiderio.
Nel silenzio della notte, quando la ragione si dissolve e l’anima si lascia andare al mistero, ti ritrovo. Non come sei, ma come ti ho amato: sfocato, irraggiungibile, eterno.
Quel bacio che non è mai stato eppure insiste sulle labbra, è il paradosso dell’amore umano, reale nell’illusione, eterno nell’istante.
Platone direbbe che ti rincorro perché sei la metà che mi manca, ma io credo che tu sia l’intero che non potrò mai afferrare.
Eppure, ogni volta che chiudo gli occhi, mi accorgo che non è la tua assenza a tormentarmi, ma il fatto che nel sogno eri mio.
E questo basta a lasciarmi il cuore pieno di bellezza e strazio, come ogni verità che vale la pena vivere.
E anche se il destino ci ha posti in mondi distanti,
i nostri cuori battono ancora all’unisono,
legati da un filo invisibile lungo un’eternità.
Non importa quanto lontano tu sia: io ti sento.
Nel battito del mio petto, nella pausa tra i pensieri,
nel fremito dell’aria quando pronuncio il tuo nome in silenzio.
Esisti in me come la nota mancante di una sinfonia infinita,
Giorno dopo giorno, anche senza toccarti….
Ma io ti manco?
Anche solo un pochino?