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Dedica a cui stai rispondendo
Forse…Non volevo che ti facessi da parte.
Non volevo la tua resa elegante, la tua uscita in punta di piedi come fanno i grandi spiriti che amano senza chiedere nulla.
Volevo, forse scioccamente, che tu combattessi per me.
Che restassi, nudo e furente, tra le rovine di ciò che non sapevamo salvare.
In te avevo intravisto quella saetta di cui parlava Nietzsche: il lampo che non illumina solo il cielo, ma lo squarcia.
E io volevo essere colpita, volevo che mi bruciassi con la verità che nascondevi nel cuore.
Avrei voluto sentire, anche solo per un istante, la tua tempesta infrangersi sulla mia pelle e urlarmi che l’amore non si lascia andare, si affronta, si rivendica, si attraversa.
Ma io tacevo. E tu, nella tua grandezza, hai scelto di sparire, allontanandoti….come fanno gli eroi tragici, quelli che custodiscono la felicità dell’altro anche a costo della propria.
Kierkegaard avrebbe scritto che sei stato il cavaliere della rinuncia: quello che ama così tanto da lasciar andare.
Io?
Io sono rimasta qui, a chiedermi se era davvero amore ciò che lasciava andare senza lottare, o solo paura vestita da nobiltà.
Scriverti ora è un atto inutile e necessario.
Come scrivere una lettera a un sogno che non può tornare, ma che ha fatto di me una donna più viva, più forte.
Se mai leggerai queste parole, sappi che non smetterò di immaginare chi saresti stato se mi avessi mostrato tutto…
tutto quello che avevi nascosto nel cuore.”
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