da Massimiliano

Spesso le cose banali sembrano serie ma a volte accade il contrario, anche il male a volte è banale.
Tanto è vero che Adamo pensava che il suo peccato fosse veniale, eppure non ci pensava proprio di mangiare del frutto proibito.
Non contò sulla misericordia di Dio fino a disprezzare la sua giustizia, come fa il peccato contro lo Spirito Santo, come dice Sant'Agostino in [De civ.Dei 14, 11] perché «essendo inesperto della severità di Dio, pensò che quel peccato fosse veniale», cioè facile a essere perdonato.
Ma l'amicizia verso la donna lo portò ad accontentarla, lei offese Dio e l'uomo, l'orgoglio era grande non tanto per la conoscenza in se stessa del frutto.
Ci teniamo a credere chi ci promette mari e monti, lei credette al Demonio perchè gli aveva detto:"Diventerete come Dio!".
Vissero molti anni ma da quel momento cominciarono a morire con l'inizio dell'invecchiamento, quindi se vissero per esempio novecento anni era comunque sempre prima del diluvio.
Il cambio dell'età fu grande centovent'anni e ci arrivò Mosè.
La morte del corpo pur essendo naturale era impedita dal dono di Dio che creò l'uomo immortale.
Meglio se le conserviamo le cose e non crediamo agli imbroglioni, disobbedendo a Dio l'uomo perdendo la grazia ha perso l'immortalità.
La morte del corpo è perchè gli elementi non seguono la ragione, il corpo non si sottomette all'anima.
Se l'anima disobbedisce a Dio il corpo disobbedisce all'anima.
Il primo peccato non poteva essere carnale ma spirituale cioè la superbia, che per lo stato di innocenza divenne il più grave peccato, ma non in se stesso pur essendo il vizio più grave.
Infatti per diventare cattivi ci vuole tempo, mano mano si scende sempre più in basso.
È la specie che desume la gravità di un peccato, infatti il giudice non tiene conto degli accidenti, perchè la legge non può prevedere tutti i casi fortuiti.
Adamo ed Eva desiderarono somigliare a Dio nella conoscenza per la propria eccellenza, poi desiderarono somigliare a Lui nel potere di agire, cioè conseguire la beatitudine per virtù della propria natura.
Infatti Sant'Agostino scrive in [De Gen. add litt. 11, 30.38] «L'animo della donna fu attratto dall'amore del proprio potere».
Il demonio invece peccò desiderando la somiglianza con Dio nel potere, infatti insegna Sant'Agostino in [De vera relig. 13, 26]:«Il Demonio preferì il godimento del suo potere a quello del potere di Dio».
Entrambi desiderarono una certa somiglianza con Dio:entrambi vollero appoggiarsi sulle proprie forze disprezzando l'ordine della norma divina.
Desiderare la somiglianza con Dio nella scienza non è un peccato ma oltre misura sì, come il diavolo che non volle essere sotto di lui e come l'uomo che non volle ubbidire ai suoi comandi.

10 settembre 2025