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Dedica a cui stai rispondendo

Ci sono notti in cui il mondo si piega su sé stesso, e ogni stella pare spenta dentro un cielo sordo.
Notti in cui anche il cuore più tenace vacilla, e ogni respiro è un atto di fede.
È in queste notti che mi trovo a parlare con la speranza.
La tocco con mani stanche, la invoco come si prega un dio dimenticato.
Non è forte, la speranza.
È fragile come una fiammiferaia con le dita intirizzite dal freddo.
Eppure, con ogni scintilla, lei osa dire che non è ancora finita.
E io ci credo.
Perché a volte vivere è questo: credere in qualcosa che non accadrà mai, ma che ci tiene in piedi lo stesso.
Un volto che non tornerà, un amore che non potrà mai compiersi, eppure… presente in ogni battito.
Come se ogni mio respiro fosse ancora legato al suo.
Amarti è stato come tentare di abbracciare la nebbia: c’eri, ma non eri mio.
E forse non lo sarai mai.
Ma la speranza, maledetta e santa,
mi ha convinto a non lasciarti andare del tutto.
Mi ha cucito addosso la tua assenza come una seconda pelle,
mi ha detto che anche l’amore che non si consuma può essere vero.
Forse addirittura più vero, proprio perché non si spegne nella quotidianità,
perché resta eterno nel suo mancare.
Io vivo per la possibilità impossibile.
Per quel miracolo silenzioso che un giorno,
forse, anche per sbaglio,
i tuoi occhi torneranno a cercare i miei.
E so che forse non accadrà.
Ma la speranza non vive di certezze, vive di fedeltà.
Di fedeltà a ciò che ci rende umani.
La speranza non è felicità.
È resistenza.
È la forza di tenere accesa una luce dentro, anche quando fuori è tutto cenere.
E tu sei la mia luce inestinguibile, anche se appartieni a un’altra vita.
Anche se non mi ami.
Anche se non tornerai.
Io continuerò ad amare come si ama ciò che è sacro: in silenzio, da lontano,
con lo sguardo rivolto al cielo,
e la speranza che un giorno, in un tempo che non è più questo,
i nostri passi si incontrino davvero.
E se così non sarà,
avrò comunque vissuto amando.
E questo…anche questo,
darà significato alla mia vita.