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Dedica a cui stai rispondendo
Che cos’è, dunque, questo amore che persiste oltre il crollo delle illusioni? È una vertigine silenziosa, una soglia invisibile dove finisce il desiderio e comincia la fedeltà dell’anima. Non quella dei gesti convenzionali, ma quella più ardua: la fedeltà a ciò che si è scelto di amare anche quando smette di sorridere, anche quando non consola più.
Mi chiedo, quante volte scambiamo il bisogno per amore, e l’attaccamento per dedizione? Eppure c’è un punto, sottile, come il confine tra l’alba e il tramonto, in cui l’amore smette di chiedere e comincia a offrire. Non perché si sia spento, ma perché ha compreso che l’altro non ci appartiene.
Che la libertà dell’altro è parte stessa dell’amore, e che non esiste vero sentimento che non includa il rischio dell’assenza.
“Ama, e fa’ ciò che vuoi”, diceva Agostino. Ma quanti hanno davvero il coraggio di amare così? Senza possesso. Senza garanzie. Senza la promessa di essere ricambiati nel modo che si desidera. Forse è lì che l’amore si purifica: quando non pretende più di essere la risposta a ogni dolore, ma resta comunque, come un gesto di presenza che non invade.
Clemente Alessandrino… già, lui sapeva. L’amore come accompagnamento. Non un peso, non un dovere, ma una vicinanza sacra. Una mano che si tende non per trattenere, ma per dire: “Se cadi, ci sono. Ma se scegli di andare, non sarò la catena che ti blocca.”
Eppure, e questo è il tormento sottile…quanto costa amare senza scomparire? Come si fa a restare fedeli all’altro senza essere infedeli a se stessi? Amare non dovrebbe mai significare annullarsi. E tuttavia, ci sono amori in cui ci si sacrifica, silenziosamente, come candele che si consumano per fare luce. Ma a che serve la luce, se alla fine nessuno la vede più? L’amore sano non brucia: riscalda. Non acceca: illumina.
E così, camminiamo, un passo alla volta, tra la grandezza del sentimento e la necessità di restare interi. Amare quando è impossibile… sì, forse è lì che si tocca il sacro. Ma che sia amore vero solo se, nel farlo, non perdiamo la nostra voce, la nostra dignità, la nostra pelle.
Perché l’amore non dovrebbe mai essere una fine. Ma un luogo in cui si ricomincia. In due, se possibile. In uno, se necessario. Ma sempre con rispetto. Sempre con verità.
E forse, solo allora, è davvero amore.
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